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MENZIONE SPECIALE

MOTIVAZIONE

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Il progetto fotografico di Carlo D’Orta ci propone la visione di strutture metalliche, tralicci e forme
geometriche che paiono condurci in un mondo distopico in cui la presenza dell’uomo è data dalla
sola memoria delle architetture. I luoghi dell’industria e della fabbrica sono ritratti come nuovi
paesaggi in cui poter tessere storie che fondano le proprie basi in una recente Storia operosa quasi
dimenticata, e guardano a un futuro ancora da costruire.
Del lavoro dell’autore si è apprezzata la ricerca metafisica definita dai particolari, dai tagli dei primi
piani e l’attenzione a proporre un’immagine fortemente estetica.

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Carlo D’Orta 

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Progetto | (Re)FineArt
Nel mio progetto fotografico/artistico “(Re)FineArt” interpreto la realtà industriale con cuore pittorico, cogliendo prospettive e scorci particolari e contrastando le luci e i colori con liturgia poetica. Lo spunto sono i luoghi dell’industria pesante (petrolio, chimica, acciaio). Di questi luoghi voglio dare un’interpretazione non da reporter bensì utilizzando un approccio “impressionista”. Il cuore di questa visione è nella prospettiva, nei dettagli, nella scelta di isolare frammenti industriali e di renderli un campo iconografico, una immagine metafisica. Queste immagini sono realtà artistiche presenti negli edifici e negli impianti industriali, ma occorre estrarle dal rumore visuale complessivo.

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BIOGRAFIA

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Carlo D’Orta. StudioArte/Gallery a Roma. Sito web www.carlodortaarte.it 
Corsi Rome University of Fine Arts (RUFA) e master fotografia IED Milano. Dal 2009 espone le sue foto d’arte in Mostre Personali in Gallerie e Musei in Italia, Germania, Francia, Belgio, Singapore e altri paesi. Ha vinto o è stato finalista in numerosi Premi, tra cui PX3 Paris Photo Prize, 3° Biennale Arte Genova, Sony World Photography Award e molti altri. Molte sue Opere sono in Collezioni pubbliche e private di prestigio.

MOTIVAZIONE

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“Il futuro non fa breccia in questo muro. Cinta, cancelli, ruderi, visioni, ex ILVA-Italsider Bagnoli”, 2021. 
Il lavoro di d’Aponte si segnala per una lettura originale del lascito dell’industria, nascosto da alte mura che lasciano intuire la realtà di uno spazio sospeso e non risolto tra ciò che non è più e un presente che non riesce a farsi futuro. Per questo alla giuria è sembrato meritevole di una speciale menzione.
Fabrizio Trisoglio

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Luigi d’Aponte

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Progetto | “Il futuro non fa breccia in questo muro. Cinta, cancelli, ruderi, visioni, ex Ilva-Italsider Bagnoli”, 2021, Napoli.

Qualcosa c’è stato.

Di grande, d’imponente, di significativo.

Dietro quel muro. C’è stata la Storia.

Mentre oggi sembra esserci imprigionata l’anima di un quartiere, di una città, Bagnoli, Napoli,
sempre sospese
fra un passato da valorizzare, un presente di transizione
ed un futuro sempre troppo in là da venire.

Muri, cancelli, recinzioni e ruderi,
si raccontano,
sulla loro pelle di cemento e ferro, crepe e ruggine
custodiscono memorie, registrano mutamenti, subiscono stravolgimenti, indossano la Storia.

Oltre le mura
era la “Grande Madre” Ilva-Itasider, aveva luce, aveva odore, aveva voce.

Ed oggi è vuoto, silenzio e oblio.

Sentire il tempo,
prendere coscienza della storia, coltivare memoria.

Abbattere il muro e liberare il futuro.
 

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BIOGRAFIA

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Luigi d’Aponte (Napoli, 1972), sociologo e fotografo.
Si avvicina al mondo della visualità nel 2007, sotto la guida di Lello Mazzacane, antropologo e fotografo, fra i fondatori in Italia dell’Antropologia visuale.
Dal 2013 ha avviato un personale percorso di ricerca fotografica artistica, raccogliendo
riconoscimenti in concorsi fotografici nazionali e internazionali, partecipando a mostre individuali e 
collettive, con pubblicazioni su riviste specializzate italiane e straniere.

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